IL LAVORO NEL PENSIERO DI MARX Il lavoro nella società capitalista
“Si possono distinguere gli uomini dagli animali per la coscienza, per la religione, per tutto quello che si vuole; ma essi cominciarono a distinguersi dagli animali allorché cominciarono a produrre i loro mezzi di sussistenza… Producendo questi gli uomini producono indirettamente la loro stessa vita materiale” (Ideologia tedesca, del 1845).
L’uomo crea dunque la propria seconda natura attraverso il lavoro, cioè un rapporto attivo con la natura: dopo aver attuato un attenta analisi dell’Uomo nella società capitalista, Marx studia il fenomeno dell'alienazione in cui è il soggetto stesso a diventare merce. Nel lavoro si realizza o la liberazione dell’Uomo o la sua alienazione sociale e politica. In seguito Marx considererà la società come una collettività di uomini e constaterà che i soggetti che la costituiscono si differenziano in classi, secondo il loro rapporto con i mezzi di produzione, ovvero il lavoro. Lo schiavismo antico, la servitù della gleba medievale e il moderno sistema di fabbrica fondato sul lavoro formalmente libero (contrattuale) e sull’opposizione di capitalisti e operai definiscono i grandi stadi dell’evoluzione storica, segnati da una profonda conflittualità. Il proletariato è l’ultima classe che non ha nulla da perdere agendo in modo rivoluzionario e nel -Manifesto del Partito Comunista del 1848 - risulta essere antagonista della borghesia, che pure aveva rivoluzionato da cima a fondo società, cultura ed economia. L’emancipazione del lavoro sfruttato e l’abolizione della proprietà privata dei mezzi di produzione sono la condizione per una democrazia reale, preannunciata dalle rivoluzioni del 1848.
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